La tecnologia per un futuro green del retail - MFFashion.com

2022-10-08 18:28:53 By : Ms. Daisy Wang

Un negozio Benetton (ph Cegid official website)

«I retailer sono consapevoli dell'impatto ambientale delle loro attività?». Se lo chiede Mario Davalli, country manager di Cegid per il sud Europa. L'azienda specializzata nell’offerta di soluzioni retail per il settore fashion & luxury fa all-in sulla politica green dei negozi. Tema già fortemente sentito in relazione alla produzione dei singoli prodotti, quello della sostenibilità è un aspetto che adesso si fa sempre più pressante anche nelle strategie di approvvigionamento, di distribuzione e di vendita. Su questa scia, è necessario un impegno concreto che coinvolga tutta la filiera produttiva, dall’origine delle materie prime alla tracciabilità, al trattamento della forza lavoro, allo smaltimento dei rifiuti.

«La predilezione per i brand che dimostrano di adottare un approccio sostenibile supera anche l’attenzione verso il prezzo di acquisto», ha affermato il manager, sottolineando come oggi fattori quali la sostenibilità e la responsabilità ambientale siano diventati decisivi nell'orientare le scelte d'acquisto dei consumatori. Secondo il report Global state of the consumer tracker 2021 di Deloitte, il 55% dei consumatori ha acquistato un prodotto o servizio eco-sostenibile e il 32% di loro ha dichiarato di aver speso più del consueto.

Alla luce di ciò «nei prossimi anni, i marchi retail che avranno maggiore successo saranno quelli che hanno costruito una strategia di vendita responsabile, mostrando autentica sensibilità e impegno nei confronti delle problematiche ambientali e sociali in ogni step della filiera produttiva», ha spiegato Davalli. «La filiera così come la conosciamo sta cambiando, spostandosi sempre più verso un approvvigionamento locale, utilizzando meno risorse e ricorrendo a materiali riciclati, eco e biologici per ridurre il proprio impatto ambientale». D'altra parte, per un'industria della moda orientata alla sostenibilità, la gestione della logistica costituisce un asset imprescindibile per raggiungere questo obiettivo.

Una fase d'acquisto in negozio (courtesy Cegid)

Concretamente dunque, le prospettive per i punti vendita prevedono la riduzione della superficie espositiva con un conseguente aumento della superficie del magazzino. Negozi più piccoli per spazi di stoccaggio più grandi consentono di conservare maggiori scorte in loco per incrementare il numero di articoli spediti dal negozio rispetto a quelli provenienti dalle fabbriche di produzione, che spesso sono geograficamente più distanti. Questa strategia consente di ridurre le emissioni di Co2 derivanti dal trasporto, offrendo un servizio che non è solo più veloce ed efficiente ma anche più sostenibile. In questo modo il punto vendita diventa un vero e proprio hub, in grado di soddisfare più facilmente la crescente domanda di servizi come il click & collect e il pick-up in store.

A questo proposito, la tecnologia gioca un ruolo centrale. Infatti, sistemi SaaS-Software as a service consentono ai rivenditori di garantire servizi come la prenotazione elettronica, il click & collect e l’endless aisle, oltre a ottimizzare la gestione dell’inventario e le opzioni di consegna, con un occhio sempre attento all’impatto ambientale. Questo sistema consentirà inoltre di rendere la customer experience più phygital e coinvolgente, grazie all’abbattimento delle barriere tra fisico e virtuale. Anche nell'arredo, i retailer scelgono design sempre più ecologici. Per decorare i negozi, si prediligeranno mobili e arredi realizzati in un unico materiale per semplificarne lo smaltimento o saranno realizzati in materiali riciclati e riciclabili o di materie reperibili in natura come l’alluminio, l’acciaio, il bambù e il legno proveniente da foreste gestite in modo responsabile.

Complice di questo imprescindibile cambio di rotta, l'orientamento del consumatore verso nuovi modelli di business orientati all’economia circolare, come il noleggio o la vendita di capi vintage e di seconda mano. Secondo un report di Vestiaire collective realizzato da Bcg-Boston consulting group, 7 consumatori su 10 sono pronti ad acquistare più articoli di seconda mano e dichiarano che la principale motivazione è la natura sostenibile di questo modello di acquisto, seguita dall’accessibilità economica e poi dall’unicità dell’oggetto. (riproduzione riservata)

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