Trieste 'porta d'Ungheria' con il progetto Adria Port. Un terminal import-export all'ex Aquila - TRIESTE.news

2022-10-10 03:23:50 By : Ms. Rose Wong

07.10.2022 – 14.15 – Il progetto Adria Port, volto a trasformare l’area dell’ex Aquila in una piattaforma multimodale finalizzata all’essere una piattaforma logistica import-export per l’Ungheria, è stato oggi presentato nell’occasione del Barcolana Sea Summit. Si è trattata di un’occasione per ‘tirare le somme’ di un piano in atto ancora dal lontano 2017 e che proprio nei prossimi mesi concretamente passerà all’essere operativo, col recupero di un’area abbandonata e inquinata. Se i tedeschi hanno una compartecipazione per la Piattaforma Logistica di Trieste, gli svizzeri presso il Molo VII, la British American Tobacco per la parte logistico-industriale e gli olandesi hanno invece interesse per il Porto Vecchio, ora anche gli ungheresi investono nello scalo giuliano, dimostrando una profonda fiducia nel futuro sviluppo dell’area. Il Porto si riappropria della sua natura internazionale ed europea e gli investimenti, dopo la stasi dei primi decenni del duemila, tornano a scorrere. Ma che cos’è Adria Port? Il progetto prevede il recupero in chiave logistica, con nuove opportunità di lavoro per i muggesani e i triestini, dell’area ex Aquila, un tempo deputata alla raffineria e alla gestione degli idrocarburi: 34 ettari presso il canale navigabile, sul lato di Muggia; 650 metri di nuove banchine; 200 milioni di investimento, dei quali 45 procacciati dal PNRR per i dragaggi e il barrieramento a mare. Budapest ha scommesso massicciamente, negli ultimi anni, su un’economia volta all’export; e proprio il porto di Trieste si avvia a diventare la ‘porta’ magiara per il mar Adriatico. Il porto di Trieste già macina numeri ingenti sul fronte ferroviario, con 6-8 treni giornalieri per Budapest; e proprio sul ‘ferro’ si basa Adria Port, con un collegamento ferroviario con la stazione di Aquilinia, frutto di un recupero combinato da parte del porto e di RFI. Senza però trascurare la vicinanza all’autostrada e dunque il trasporto via gomma. La flessibilità trasportistica di Adria Port si riflette inoltre nella diversità di navi che potranno attraccare presso il canale navigabile: dalle navi bulk carrier, alle navi container, al ro-ro.

Il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale Zeno D’Agostino ha introdotto il progetto Adria Port, sottolineando che “ha un’importanza fondamentale per la strategia di sviluppo portuale, perché crea una relazione prioritaria dell’Ungheria con il porto di Trieste“. Si ritorna alle origini? Sì e no, perché “non era il porto di Trieste quello di riferimento dell’Ungheria, nei tempi passati; quindi sì, ritorniamo alle origini, ma rimettiamo Trieste in un ruolo che nei confronti di Budapest non ha mai avuto“. Si tratta dunque di “un ruolo fondamentale dal punto di vista geopolitico, ma chiaramente anche e soprattutto logistico e trasportistico”. L’Ungheria, ha ricordato D’Agostino, “è la nazione che viaggia coi numeri maggiori di tutti a livello di Europa orientale come crescita economica, oltre a essere una grande piattaforma logistica e industriale”. Infatti “sono tantissimi i flussi che arrivano dall’Asia, che passano attraverso il porto di Trieste e giungono in Ungheria”. Flussi, occorre ricordare, “non solo dalla Cina, ma dalla Corea, dal Giappone e così via, fornendo ad esempio quella componentistica fondamentale per le fabbriche automobilistiche ungheresi che le rivendono poi nell’Est Europa”. Adria Port pertanto è un investimento “fondamentale per gli assetti della futura economia; globalizzata, certo, ma con una produzione industriale dislocata in paesi diversi da quelli a cui siamo abituati – ha spiegato D’Agostino, recuperando quanto già espresso nell’occasione delle Giornate del Mare di Limes – La Cina non svolgerà più la parte del leone, ma cominceranno a esserci nuovi aspetti di distribuzione degli investimenti industriali in altre aree, pensiamo alla sola BAT nel caso giuliano”. Si tratta, insomma, di “un investimento importante per il ruolo che Trieste (e l’Italia) possono avere all’interno di una logica geopolitica di cui l’Ungheria è una componente fondamentale”. E proprio nei confronti dei partner magiari “il dialogo è stato aperto, molto amichevole, mai conflittuale, sempre alla ricerca della soluzione ai tanti problemi presentatesi”. “Il terminal – ha concluso il presidente dell’Authority – essendo multipurpose, produrrà attività ad alto valore aggiunto, con una forte occupazione non limitata al solo ruolo trasportistico”. Inoltre “last, but not least, questi investimenti erano originariamente destinati a Capodistria, ma sono finiti a Trieste: un orgoglio triestino pertanto che l’investimento sia giunto in Italia e non in Slovenia”.

Il sindaco del Comune di Trieste Roberto Dipiazza, presentando i saluti della città, specie ai partner magiari, ha ricordato come nel 1996 vi fosse già stato un progetto per utilizzare l’area ex Teseco: la Seastock voleva infatti costruirvi una caverna sottomarina per un deposito GPL, iter però bloccato per le difficoltà organizzative. Il progetto di Adria Port giunge pertanto come il benvenuto, all’insegna della “massima collaborazione con gli amici ungheresi”. Il sindaco del Comune di Muggia Paolo Polidori ha poi preso la parola, sottolineando come il progetto “farà assurgere Muggia come città portuale, con un ruolo importantissimo”. Vi sono suggestioni storiche molto forti, ha osservato Polidori, ricordando la presenza ungherese d’un tempo a Fiume. Guardando al futuro, sarà per Polidori fondamentale costruire le strutture retroportuali, “innervare il sistema di comunicazione al di là del porto, verso la Valle delle Noghere“.

Il vice sottosegretario di Stato ungherese responsabile per lo sviluppo economico, regionale e transfrontaliero del Ministero degli Affari Esteri e Commercio Péter Kiss-Parciu ha poi evidenziato che “L’Ungheria è un paese senza sbocchi sul mare, quindi perchè cercare un porto, perchè scegliere Trieste”. Ebbene “Trieste è una bellissima città, noi amiamo venire a Trieste, ci genera un senso di nostalgia, c’è un forte legame tra l’Ungheria e Trieste. Anche a livello economico Trieste ha avuto un ruolo molto importante nel nostro passato condiviso e lo è anche adesso, per quanto riguarda l’economia e l’Europa centro-orientale. Inoltre, per l’economia ungherese, il commercio oltremare è fondamentale, specie per l’efficienza della filiera logistica”. Infatti proprio per questo “cercavamo da tempo nuove opportunità di investimenti nei porti dell’Adriatico, è infatti il mare più vicino, è il mare naturale per noi ungheresi“. Da qui la scelta di Trieste, “che non solo si trovava in una posizione ideale per noi, ma è anche stato il porto che ha dimostrato lo spirito più favorevole, più business friendly dell’intera regione adriatica“. “Vi sono dei negoziati molto complessi dinanzi a noi, ma contiamo di completare il progetto entro un paio di anni” ha concluso Péter Kiss-Parciu.

Adria Port, la compagnia responsabile per gli investimenti e per implementare la parte ungherese del nuovo terminal, era invece rappresentata dall’amministratore delegato Peter Garai che ha ricordato che “quanto presentato è lo studio di fattibilità che ha tenuto conto delle industrie già presenti nella zona e dei flussi di merci dall’Ungheria”. Infatti “per essere commercialmente sostenibile il progetto deve essere quanto più flessibile possibile“; da qui “il concetto multipurpose” con disponibilità per “container, general cargo, ro-ro”, a favore di “prestazioni sottoservite”. Prudenza, dunque, perché “il rendering è ancora preliminare e verrà finalizzato con le principali aziende partner e le autorità competenti per concludere un accordo di programma“. Quest’ultimo “includerà un progetto integrato che metterà in sicurezza l’area e proteggerà l’area dalle possibili contaminazioni”. Sicuramente “il punto di forza sarà la piena integrazione ferroviaria con il porto” ma sono al vaglio “altre soluzioni green come veicoli elettrici e pannelli solari”. Novità assoluta del progetto Adria Port l’inserimento di “un’esibizione permanente dedicata alla storia della raffineria Aquila, un’aggiunta preziosa che potrà fornire lavoro ai residenti” in quanto “Non vogliamo dimenticare la storia del nostro sito“. Un’ulteriore prova, da parte ungherese, che c’è la volontà di essere “parte integrante della comunità locale”.

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