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Colpita dalle sanzioni, Mosca ricorre a un sistema di triangolazioni per impossessarsi dei beni necessari allo sforzo bellico. La funzione delle zone franche emiratine. La carenza di droni e le deludenti forniture iraniane. La Cina è sullo sfondo, ma ha un ruolo chiave.
1. A sei mesi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, avevo definito «gioco delle tre carte»1 il sistema messo in atto dalla Russia per aggirare le sanzioni internazionali e ripristinare l’accesso ai prodotti di fabbricazione estera. In linea con la metafora che vuole descrivere una serie di procedure che si collocano tra l’illiceità e l’azzardo, Mosca sta cercando di sopperire alle carenze di materie prime, specialmente delle componenti necessarie alla prosecuzione dello sforzo bellico.
Nel suo sistema di triangolazioni, si avvale infatti del supporto di paesi che ne condividono l’operato o che, semplicemente, sperano di trarre vantaggi politici ed economici. Lo scopo della Russia è procurarsi prodotti e materiali che in precedenza poteva ottenere con scambi e accordi diretti con l’Occidente.
Cominciamo dalle operazioni svolte dalla società Vig Customs, il cui sito Web recita testualmente: «L’ufficio centrale di Vig Customs srl si trova a Mosca e dispone di un magazzino per stoccaggi e simili.
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