Leggere Josie Bell: come sono i romanzi della madre di Giorgia Meloni? • Rivista Studio

2022-10-08 18:32:11 By : Z summer

E quindi è andato tutto secondo i piani, come molti temevano: Fratelli d’Italia è il partito politico preferito dagli italiani, Giorgia Meloni attende la convocazione di Mattarella. Dopo anni a sgolarsi nell’ombra, con percentuali a una cifra, la nostra premier in pectore è diventata la donna più autorevole e chiacchierata d’Italia. Per ora, nel momento del trionfo, Meloni ha scelto di concedersi pochissimo. Giusto un bagno di folla e qualche assaggio di mozzarella al Parco Sempione l’altro giorno. Le ultime notizie sul suo conto ci arrivano di seconda mano, da amici e parenti: un selfie in palestra con il fedelissimo personal trainer, discutibili scoop sul passato del padre, appostamenti dei cronisti davanti alla scuola della figlia Ginevra, interviste al compagno (che ha smentito di aver votato a sinistra), dichiarazioni orgogliose della madre, Anna Paratore, rilanciate sui profili Facebook dei compagni di partito.

Già, la madre: Arianna Meloni, sorella di Giorgia, ha dichiarato in un’intervista al Foglio che Paratore ha pubblicato, a cavallo fra gli anni Ottanta e i Novanta, più di un centinaio di romanzi rosa con lo pseudonimo Josie Bell. Non che ci sia qualcosa di male, anche Massimiliano Gioni ha iniziato la sua carriera traducendo Harmony. Tuttavia, mi pare che questa rivelazione sia passata eccessivamente sotto traccia. Stiamo pur sempre parlando della first mamma d’Italia. Giusto per curiosità, ho cercato Josie Bell su Internet. Dopo qualche libro di Buffy l’Ammazzavampiri e una biografia dei Depeche Mode in spagnolo, continuando a scrollare, eccoli lì, riconoscibili dalle copertine kitchissime sui toni del rosa, opere di disegnatori iper-realisti, che ritraggono coppie bellissime mentre si guardano come si è soliti fare pochi istanti prima di un bacio passionale. Trovati: sono loro, i libri della mamma di Giorgia Meloni. È possibile riceverli a casa in una settimana, ma ho paura che nel frattempo qualcuno mi bruci lo scoop. Incrocio due o tre dati, scopro che a Milano i libri di Josie Bell non si trovano. C’è però una libreria ben fornita a Senna Comasco, circa 40 kilometri più a nord. Sembrerebbe lo spacciatore di libri di Josie Bell più fornito d’Italia. Chiamo subito il libraio Antonio e blocco qualche titolo. Il mattino dopo, venerdì scorso, lo raggiungo in macchina. Antonio ha un piumino lucido smanicato del Porsche Club e due cani razza akita. Non gestisce una vera libreria, è un magazzino di fianco al Beach Bar, vende per corrispondenza. Compro quattro libri di Josie Bell per ventiquattro euro. Dopo aver concluso l’affare, gliela butto lì: l’autrice è la mamma di Giorgia Meloni. Antonio alza le spalle, non sembra un fan della proposta politica meloniana, mi ringrazia per l’acquisto e mi saluta con pragmatismo lombardo, senza emettere scontrino.

Dunque, come sono queste opere di Josie Bell? Va detto subito, a costo di sembrare uno snob della Ztl: hanno scarso valore letterario. Sono romanzetti di genere. La regola “show, don’t tell” viene immancabilmente disattesa. I cattivi annunciano sempre il proprio piano malefico ad alta voce, parlando fra loro, mentre i buoni ascoltano di nascosto. Le donne sono squattrinate e vergini, la montatura degli occhiali fuori moda e un taglio di capelli mortificante nascondono la loro vera bellezza «mozzafiato». Gli uomini, impenitenti donnaioli, hanno ereditato una fortuna, vestono smoking su misura e portano Rolex in oro e acciaio. La scrittura avrebbe bisogno di un robusto lavoro di editing. Ci sono temi ricorrenti: la causa irredentista nord-irlandese (a sorpresa), le ventiquattr’ore in pelle di coccodrillo, la litoranea di Los Angeles, gli alcolici costosi, l’invito di uno dei due partner a guardarsi negli occhi durante il sesso e le sigarette subito dopo. Le opere di Josie Bell hanno sempre un titolo originale in inglese anche se tutti gli indizi, il più schiacciante l’assenza di un traduttore, fanno pensare che Paratore in realtà abbia composto i suoi libri in italiano, ai tempi in cui Giorgia Meloni era adolescente. Su tutte le quarte di copertina c’è una breve biografia, sempre uguale: «Vive con le due figlie in una villetta sulla spiaggia di Malibu, da quando ha divorziato da suo marito. “Quando scrivo”, ci ha confidato, “mi piace guardare il mare. Trasforma i ricordi in storie da raccontare”».

Ma tuffiamoci nella lettura, iniziando da Vergine amante (titolo originale: A charming Cinderella), uscito nel 1996 per la collana Blue Tango Desiderio, edizioni Le Onde (indirizzo Via Salaria 125, Roma). Un riassunto della trama, perdonerete gli spoiler: Michelle Smith è una timida e sprovveduta orfanella, capelli color rame con venature di biondo, ospite da quando ha memoria di un collegio di suore severissime a Philadelphia. Finito il corso di studi, una sorpresa: la sua retta è stata pagata da un misterioso magnate di Los Angeles, il ricchissimo signor Kingstone, che aveva deciso di finanziare l’educazione di un’orfana a caso, nel tentativo (riuscito) di darsi un tono da benefattore e finire sulla copertina del Time. Oggi si chiamerebbe virtue signalling. Ma non finisce qua: nel testamento del cinico e spietato Kingstone, morto da tre anni ma intenzionato a guadagnarsi una seconda copertina (postuma) di Time, è garantito alla povera Michelle Smith un lavoro nell’azienda di famiglia. Perciò seguiamo la nostra eroina a Los Angeles, dove viene portata da una bionda e procace segretaria al cospetto di Rainer Kingstone, erede dell’azienda di famiglia, e del suo avvocato Robert Malloy. Elettori di Bush senior, forti bevitori di scotch alle nove del mattino, proprietari di Ferrari rosse, quei due uomini alpha stanno trattando un importantissimo affare con il governo americano, si parla di un miliardo e mezzo di dollari. C’è però un contrattempo: Rainer Kingstone è stato paparazzato sulla sua spiaggetta privata di Palm Beach – in atteggiamenti equivoci – in compagnia di Rita Bum Bum, «la spogliarellista più richiesta da tutti i night del paese». L’affare è a rischio: il loro aggancio con il governo, il generale Coltrane, è un puritano e non approva questo flirt. Michelle Smith arriva nel momento giusto: l’avvocato Malloy suggerisce a Kingstone di sedurla, sposarla, ripulirsi l’immagine, ottenere l’approvazione di Coltrane e chiudere l’affare, per poi sbolognarla. Rainer Kingstone usa tutte le sue armi (ristoranti costosi, profumo muschiato al sandalo e pettorali scolpiti) per conquistarla. Lei ci casca, si sposano, lui a quel punto chiude l’affare e diventa scostante, lei origlia una conversazione e capisce di essere stata usata, quindi conosce una contessa russa – fuggita dalla rivoluzione bolscevica – che la rende bona con due settimane di shopping a Rodeo Drive, dopo le quali Kingstone capisce che la ama e non può fare a meno di lei. Come si è già intuito, c’è un happy ending telefonatissimo.

Passiamo al secondo volume: Prigioniera di te (in inglese: Unforgettable man), pubblicato nel 1994, sempre per edizioni Le Onde ma nella collana Blue Tango Sensualità. È un romanzo più a luci rosse, e con tinte politiche. Stephanie Carter è una vergine inglese, rimasta orfana giovanissima, che vive a casa degli zii (fra caraffe di cristallo baccarat e caviale iraniano), dove viene trattata come una cameriera. Durante un cocktail party viene rapita da un gruppo di terroristi dell’Ira, e rimane qualche settimana da sola con il suo carceriere, Patrick Devlin, in una baracca nel bosco. Lui è burbero ma dolce, e ha «capelli neri come ebano, tirati indietro sulla fronte e lunghi sul collo forte. Gli occhi erano blu; non azzurri, ma di quel blu carico e un po’ elettrico che sconfina nel viola». Ma anche «cosce muscolose, dure come acciaio», e inoltre «con il fisico che si ritrovava e il volto da divo, avrebbe potuto guadagnare denaro a palate nel mondo della moda o, magari, facendo del cinema». Durante la prigionia, Patrick la stupra un paio di volte (per citare Josie Bell «con una mano si insinuò verso la segreta intimità, carezzandola con maestria» mentre Stephanie «vide il pene pulsante ergersi sfrontato, quasi animato di vita propria, e seppe alla fine com’era un uomo»), e a lei non sembra dispiacere nemmeno troppo, tant’è che alla fine si innamorano. Dopo aver ottenuto un riscatto in denaro, Patrick la libera. Si incontrano nuovamente qualche mese dopo, in un lussuoso salotto londinese, sorseggiando un tè. Patrick sta provando a sedurre la sorella di un agente dei servizi segreti inglesi, ma la passione per la sua ex prigioniera sessuale è travolgente: scopano con violenza di nascosto al piano di sopra e si giurano amore eterno. Stephanie fugge con lui, e insieme partono verso una vita clandestina da terroristi dell’Ira.

Inizio a essere un po’ stanchino, ma l’attualità incalza, quindi affronto il terzo libro di Josie Bell in un solo weekend: è Frammenti di sogno (titolo originale: Love holiday), pubblicato nel 1995 nella solita collana Blue Tango Sensualità. Ritornano molti dei temi classici della Bell: la protagonista, Amber Klein, è un’orfanella vergine nordirlandese, adottata da zii senza cuore, che vince un viaggio premio di due settimane a Saint-Tropez. Amber si sta godendo l’alba sulla spiaggia quando dall’acqua esce lui, Leon, «bello, imponente come un dio della mitologia greca». Chiacchierano un po’, si piacciono e trascorrono insieme qualche serata piacevole. Dopo tre giorni, lui la bacia in spiaggia di notte e le chiede di sposarlo. Lei accetta, trovano un prete e organizzano una cerimonia alla buona sulla Costa Azzurra, poi partono per Parigi. All’aeroporto c’è una sorpresa per Amber: li aspetta un maggiordomo, pronto a portarli nella tenuta di Leon a Reims, nella regione di Champagne. Ma le sorprese non sono finite qua: in realtà Leon è il ricchissimo conte De la Croix, erede di Luigi XIV, uno degli scapoli più ambiti di Francia. Nella tenuta di Reims vivono anche la matrigna e la cuginastra del conte De la Croix, e non sono particolarmente ben disposte nei confronti dell’ex orfanella irlandese diventata contessa in una notte a Saint-Tropez. Il conte passerà due terzi del libro a flirtare con la cuginastra e maneggiare posate d’argento davanti alla povera Amber, che solo ogni tanto, e sempre durante un bagno nella vasca idromassaggio, riceve attenzioni erotiche da suo marito («Quando mi prese lo fece guardandomi negli occhi. Le sue mani mi afferrarono i glutei e mi spinsero a incontrarlo. Io non avrei saputo resistergli nemmeno se avessi voluto. E non volevo…»). Solo alla fine scopriremo che flirtare con la cugina era in realtà tutta una strategia per far ingelosire la nostra protagonista, e vissero tutti per sempre felici e contenti nelle ville di famiglia.

Ci sarebbe anche il quarto romanzo della mia collezione, Parigi, una promessa, ma scopro presto che è il secondo capitolo di una collana dedicata a Angel, una ex prostituta di Hong Kong scappata in Europa e braccata da tutta una serie di corteggiatori nobili, contro il volere delle madri, che non vedono di buon occhio il matrimonio del loro rampollo con una «cinese». Non possiedo il primo volume della collana, Senna Comasco è lontano, decido che forse per questa domenica ci si è dedicati abbastanza alla nobile causa della critica letteraria e ripongo il romanzo di Josie Bell nella sezione dedicata della mia libreria, in attesa che il suo valore di mercato aumenti mentre la figlia dell’autrice si ritaglia un posticino nella storia.

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